Apple e Amazon hanno un problema: la gente non vuole più comprare roba. Mai più!

Ci permettiamo di pubblicare sul nostro blog un articolo di Wired, tradotto dall’inglese, perchè davvero interessante!

 http://www.wired.com/2014/10/apple-amazon-problem-people-dont-want-buy-stuff-anymore/

Il fallimento del Fire Phone è stato ampiamente citato come la ragione del trimestre disastroso di Amazon, ma una nube nera sis ta affacciando sul più grande marketplace al mondo. Il suo core business originario, la vendita di libri e altri media, è cresciuto sempre in maniera traballante. Il problema è semplice: molte persone non vogliono più comprare roba. Preferiscono affittare.

Amazon non è solo. Questo cambiamento a lungo previsto nelle priorità – dal consumo di proprietà all’accesso, sembra aver morso anche Apple, un altro business che per vivere deve convincere le persone a comprare cose. Per le aziende costruite sul modello della vendita di mezzi di comunicazione, è il momento di riesaminare gli assunti di base.

Nel corso dell’ultimo trimestre, le vendite in Nord America di Amazon di media (libri, musica, film, giochi) è cresciuto del 5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Questo può sembrare un buon risultato, ma rappresenta la più bassa crescita anno su anno nelle vendite negli ultimi cinque anni, citando Colin Gillis, analista di Wall Street.

 IL PROBLEMA: Molti non vogliono più comprare roba. Preferiscono affittare.

Secondo Amazon, il colpevole principale è innocuo: sono i libri di testo. “Se si guardano i nostri tassi di crescita, stiamo vedendo – sicuramente – il passaggio dall’acquisto all’affitto”, ha detto il CFO di Amazon Tom Szkutak agli analisti lo scorso Giovedi. I clienti sono più propensi ad affittare piuttosto che acquistare i nostril prodotti digitali”.

L’ironia è che si tratta di un problema generato da Amazon stessa. Il noleggio dei libri di testo è esploso in parte perché Amazon lo rende così facile. Invece di cercare un locatario, il proprietario di un libro di testo lo mette semplicemente su Amazon. Ovviamente, si tratta di un modello che gli editori odiano, perché sanno solo fare soldi sulle nuove vendite.

Inconsapevolmente, Amazon ha favorito lo streaming media riducendo l’incentivo pratico di acquistare. Noleggiare o acquistare video digitali da Amazon, per esempio, non richiede un download, quindi un “possesso”, ma semplicemente un flusso dal cloud di Amazon per applicazioni, browser, e over-the-top, internet TV.

La configurazione sembrerebbe favorire Amazon, che incassa denaro… ma non così tanto, forse, come vendere.

Allo stesso tempo, è emerso che Apple sta avendo i suoi problemi con le vendite. Il Wall Street Journal, citando fonti anonime, ha riferito che le vendite di musica digitale su iTunes è diminuita del 13% dall’inizio dell’anno. Chiaramente, questo preoccupa l’industria della musica, dato che Apple è il più grande venditore del mondo.

La ragione è ovvia, e come con Amazon, è un problema che Apple stessa ha creato. Infatti, l’ascesa dello streaming di applicazioni musicali non sarebbe stata possibile senza quei potenti dispositivi digitali portatili che hanno l’accesso adeguato alla larghezza di banda per il trasferimento dei dati. In altre parole, l’iPhone è responsabile: grazie a lui lo streaming è diventato un modo popolare per consumare musica.

In un recente articolo sul New York Times Magazine, lo scrittore Dan Brooks ha lamentato la perdita di un certo tipo di identità culturale profondamente legata alla proprietà della musica: la collezione di dischi. Il colpevole: i servizi di streaming che danno a tutti ed ovunque l’accesso a quasi ogni canzone mai registrata.

La cattiva notizia è che abbiamo perso quello che era una volta un sistema efficace per identificare spiriti affini. Ora che tutti condividiamo la stessa collezione di dischi, gli snob della musica non hanno i mezzi per riconoscere l’un l’altro. Rendendo perfettamente facile trovare nuova musica, abbiamo reso un pò più difficile trovare nuove persone.

L’ironia, osserva Brooks, è che lo streaming ha reso ancor più popolare la musica degli autori minori, ora facili da trovare esattamente come le superstar.

Chi ci rimette? Le superstar in questo esempio, in generale la maggior parte delle aziende tecnologiche tradizionali che hanno di fatto reso l’accesso ai contenuti più facile che mai, cioè quelle che oggi stanno sperimentando consistenti perdite, avendo contribuito a rendere l’accesso più facile del possesso.

Gli unici vincitori qui sembrano essere i consumatori.